È
ora di visitare Treviri. Iniziamo dal Landmuseum,
dove sono esposte collezioni archeologiche che spaziano dall’Alto paleolitico
sino al Medioevo, passando per una raccolta di reperti romani davvero ricca
e sfarzosa.
Sono esposti, solo per fare un esempio, smisurati mosaici romani in ottimo
stato di conservazione, di un’eleganza e raffinatezza davvero mirabolante.
Ci godiamo tutte le esposizioni, ma anche qui le didascalie sono solo in tedesco,
come anche le audio-guide, nemmeno il latino è più in uso..peccato! :-)
Usciamo con gli occhi rutilanti e andiamo a pranzare vicino all’Anfiteatro
romano per recuperare le forze.
Entriamo nell’Anfiteatro attraverso il Vomitorium, uno degli accessi all’arena,
si chiamavano così perché espellevano il pubblico “vomitandolo” fuori. Le
lastre di pietra delle gradinate sono state asportate nei secoli per essere
riusate, così gli spalti sono ora prati fioriti che lo ingentiliscono alquanto.
Non amiamo molto questi circhi romani che offrivano svaghi spesso cruenti,
e nei quali tanti leoni, orsi, pantere e chissà cos’altro, ha trovato una
fine inutile e barbara. Durante l’impero romano si sono estinte dalle zone
nordafricane e del vicino oriente tutte le specie di grandi felini, portate
a morire negli spettacoli circensi.
Usciamo dal Vomitorium un po’ nauseati da questi pensieri e ritorniamo in
centro città.
Treviri ha dato i natali a Karl Marx, cercando la sua casa troviamo un negozio
di cibi biologici in cui acquistiamo una piantina di aneto da portare a casa.
L’aneto, o dill in tedesco, è un’erba aromatica
usata in molte preparazioni culinarie: insaporisce benissimo i krauti e anche
la zuppa di patate tra gli altri piatti. L’abbiamo già provata nei giorni
scorsi e ci piace molto, nei supermercati si trova in vendita a mazzetti come
il nostro prezzemolo, ma noi la volevamo da trapiantare nel nostro kitchen
garden.
Con l’aneto sottobraccio mi fermo sotto il portone della casa di Marx, poi
andiamo a rifocillarci con una fetta di torta davanti all’abbazia benedettina
di san Simone.
Non fraintendete, non è stato un riflusso controrivoluzionario :-), ma perché
ne vedevamo la facciata bianca e dorata, con due ordini di quadrifore, dal nostro
camperplatz, e volevamo vederla da vicino.Nei pressi della chiesa ecco che le
campane si mettono a suonare e l’orecchio musicale di Max non le sopporta. A
ragione afferma che i suoni sono discordanti, infatti è vero, è quasi impossibile
mantenere in tonalità il rintocco di una campana. Anche ora suonano, le ore,
le mezz'ore e i quarti, ed io sgattaiolo in chiesa per vedere l’interno. “Ora
et labora” è scritto dappertutto, ma per un'atea come me l’esortazione cade
nel vuoto assoluto..
Max non entra mai nelle chiese, non vuol prender fuoco, dice lui
ridendo, mentre io sono più elastica e le visito come mera architettura. A
proposito, dentro c’era un religioso con mezza dozzina di bambini ai quali
mostrava le pagine di un grande libro, in un ambiente luminoso e piuttosto
austero. Esco senza avere orato e trovo Max seduto presso la fontana del cortile
ad ammirare il mosaico dei tetti in scandole di legno della canonica. Almeno
i chiostri sono luoghi tranquilli e silenziosi, campane a parte!
..Ero cotto dalla stanchezza, sepolto da una grandinata, avvelenato dai rovi e stremato dal sentiero, cacciato come un caimano; arrivavo, distrutto, dai campi di grano. Ho sentito neonati piangere come una colomba, e vecchi con i denti rotti attoniti e senza amore. Capisco la tua domanda, amico, siamo abbandonati e senza speranza? In un piccolo villaggio sulla collina si sono giocati i miei vestiti, ho patteggiato per la salvezza e mi han dato una dose letale. Ho offerto in cambio la mia innocenza e sono stato ripagato con lo scherno. Beh, vivo in un paese straniero ma sto per attraversare il confine; la bellezza cammina sul filo del rasoio, un giorno la farò mia. Se solo potessi tornar indietro all'ora in cui lei e il tutto nacque: "Entra", disse - "Ti darò riparo dalla tempesta"..